Il buio.

Se mi fermo un attimo lo schifo degli anni inizia a riversarsi dentro la mia testa. E non vedo inizio e fine ma solo grigio e torbido. Il sole sfugge tra le mie dita e la voce si fa sussurro. La corazza si crepa e filtra la pioggia. Arrugginisco dentro me come un automa dal cuore di corallo. Rosso. Freddo. Appuntito. Se ti avvicinassi capiresti eppoi non riusciresti più a farne a meno. Intanto io scavo nei ricordi per non vedere quel futuro che non sento più vivo e che scorre veloce, come una pellicola sfuocata. Dovresti riuscire a fermarmi. Potresti almeno provarci, senza far finta di non capire, di non sentire, di non sapere.
Prendo quel barattolo dove ieri c’erano le lucciole. Buio.

Ci sei ma non sei.

L’amore a intermittenza, fermo al semaforo giallo che lampeggia.
Sposto i pensieri e tu rotoli nell’angolo. Non ho voglia di ricordarti.
Lo sforzo del rialzarmi è una fatica che pesa ma ho intrapreso in solitaria questa corsa verso l’ignoto.
Tu sei quel punto che macchia la pagina di inchiostro.
Tu sei quel sacrificio che non immolo più.
Tu sei il dolore che non sento, l’amore che non colora, la passione che non pulsa.
Ci sei tra le righe, tra le pieghe, tra l’alba e il tramonto. Ma io ho smesso di guardare la pioggia mentre ti aspetto.
Ti veo lì, fermo, immobile, inconsapevole, ignaro del mio non esserci.
Ho legato quel filo al nostro passato. Legato, ancorato, incurante, sicuro di trovarmi sempre lì, al tuo fianco.
Libera, ritrovo me, perdo te, annuso l’aria, sorrido e corro.

Piano B.

Il tempo sprecato a cercare, invano, amori dietro l’angolo è tempo rubato ai tuoi giorni. Le stelle brillano nonostante i tuoi non-noi e se non sai coglierne le bellezza senza labbra da baciare, allora perderai sempre il senso del saper vivere. Non ci è dato conoscere destino e futuro e intanto che attendiamo di scoprire il domani, spesso, è l’oggi che perdiamo di vista. Sei giovane, amico mio, forse acerbo e poco saggio e forse non scoprirai mai la leggerezza dei minuti vissuti intensamente, non avrai una scadenza che ti aspetta oltre l’uscio e non capirai mai il senso di festeggiare, in solitudine, una fine che non è ancora arrivata. L’ebrezza della vita che senti ancora in circolo nelle vene, il sole che ti brucia ancora la testa e le spalle, i sogni che si son fatti piccini piccini ma che riesci ancora a nascondere dentro un cassetto, fogli fitti fitti di “piani b” da realizzare perché, in fondo, ti accorgi che tu sei il miglior compagno di te stesso.

Zum Geburtstag viel Glück.

Sono qui. Insieme ai miei nonostante e ai miei treni smarriti.
L’unica regola è: non voltarsi mai. Le fermate sono consentite solo per riprendere fiato e pensieri.
Il sorriso c’è ed è la sorpresa di chi ce l’ha fatta. Sono una sopravvissuta. Sono felice.
Oggi ho messo un punto, un segno, un paletto. Li ho spostati un pochino più avanti. E timidamente cammino verso la prossima meta.

Mi manchi. Ti manco.

Mi manchi.
Ti manco.
L’ho sempre saputo.
Anche se non c’eri, se non eri, se non potevi.
E il chiudere gli occhi era andare via.
Ma poi tornavo.
E sapevo che saresti tornato.Che mi avresti parlato.
Che mi avresti insegnato. Capito. Amato.
Era il ’91 e tu scivolavi via dal mio abbraccio.
Ora sei. Angelo custode dei miei sogni.
Mi manchi. Ti manco. Nonno.

Essere.

Ogni tanto devi lasciare andare.
Smettere di stringere quel pugno e sciogliere il nodo.
Decidere di fare un passo avanti. Di alzarsi da quel letto. Di aprire la finestra. Di fissare il sole.
E sarà solo giallo e caldo e calore.
E ci sarai solo tu. Finalmente. Adesso.